Alla fredda reazione da parte delle istituzioni di questo Paese, che evidentemente ancora devono scegliere se sia opportuno tutelare o meno i diritti di un proprio cittadino, sta fortunatamente rispondendo un’Italia differente che non accetta e non comprende questo silenzio.
Sono già migliaia le firme raccolte da diverse petizioni e numerosi gli appelli che hanno contribuito a pubblicizzare, lo scorso 15 settembre all’Università La Sapienza di Roma, un primo necessario momento di confronto pubblico tra i promotori del Comitato nato per volontà della la famiglia, un comitato che fa appello agli studenti, alla comunità accademica solidale e i tanti che col passare dei giorni si sono interessati al caso.
L’autorità israeliana attraverso questa prigionia scandita da inconcludenti udienze settimanali, sta rivelando pian piano l’inconfessabile finalità di voler sequestrare e isolare un essere umano, uno studente e padre di famiglia, reo solo di essere per metà palestinese. Questo è un dato di fatto ed è per noi motivo necessario e sufficiente per spingerci a costruire con tutte le nostre forze una Campagna di iniziative pubbliche che pretendano il rispetto dei diritti di Khaled.
Il momento di condivisione in vista dell’udienza di giovedì 21, è fissato per questo